Flavia Ferroni Siblings disabilità

Con Flavia Ferroni

FRATELLI FRAGILI

Quando vedo una famiglia con un bambino disabile, cerco subito con lo sguardo se c’è un fratello o una sorella. E comincio a piangere. È più forte di me

Questa storia parte da una pugnalata. È quella che Flavia, più o meno a 16 anni, più o meno dalle parti di Roma, infligge a una pagina intonsa di un’agenda marroncina distribuita a fine anno da una compagnia di assicurazione. Nella parabola che quelle anonime strenne natalizie erano destinate a subire, quell’agenda ha avuto un destino eroico: salvare, più o meno, la vita di un donna. Diventando non solo un diario, ma l’unico posto in cui Flavia tornava intera, dove non era solo la sorella di Marco.

A distanza di molti anni dobbiamo a Flavia, oggi madre e professionista realizzata, nata e cresciuta a Roma e poi trasferita con la famiglia a Bruxelles, se la vita segreta di fratelli e sorelle di persone disabili ha sfondato il muro della incomunicabilità. Si può dire che è difficile crescere con un fratello come Marco? Si può dire che è difficile essere considerati sempre quella brava, forte, autonoma? Si può dire che il figlio cosiddetto sano vorrebbe attenzione, coccole, un genitore a sua disposizione quando affronta la prima gara di nuoto o i primi amori? Si può essere tristi  quando anche mamma e papà, stremati dal dolore per un figlio così fragile, diventano tristi e non ti vedono più?

Nel mezzo di una tempesta emotiva che non si aspettava e non capiva, un giorno Flavia ha deciso di riaprire gli scatoloni dei diari che da anni viaggiavano chiusi e incerottati da un trasloco all’altro. Dentro c’era la sorella di Marco. Tutta. C’era la bambina nata per supportare il fratellino e c’era la ragazza ferita in cerca di ascolto. Si è immersa dentro la sua stessa storia e ha toccato le ferite. Si è guarita. E ha scritto un libro, Il segreto di Miriam, che ha il dono di parlare non solo a chi ha avuto un disabile in casa, ma a chiunque sia cresciuto all’ombra di un fratello, una sorella, un familiare fragile.

Flavia è al momento in cerca di una casa editrice che pubblichi questo libro, che è già stato editato grazie al tocco sensibile ed esperto di Manuela La Ferla (sito:https://casadellautore.it).

Ecco alcuni stralci del Segreto di Miriam letti da Flavia nella casa fiabesca di Bruxelles, dove questa storia (e la luce che ha acceso) è cominciata. Per ascoltare clicca sulla freccina rossa

Nella nostra lingua non esiste una parola che significhi fratello e sorella allo stessa tempo, esiste in inglese: sibling. Ed è così che si chiama il Gruppo nato non solo per dare ascolto a fratelli e sorelle di persone disabili, ma anche per aiutare concretamente le famiglie a trovare soluzioni buone per tutti.

Dobbiamo pensare al “durante noi” – dice Flavia Ferroni nell’intervista – e non solo al “dopo di noi”.

Qui il sito dei Siblings http://www.siblings.it
Qui il sito de Il Chicco di cui parla Flavia nell’intervista.
Questa la lettera scritta a Concita De Gregorio con cui Flavia aprì il primo varco

La bio di Flavia in breve:
“Sono nata a Roma nel 1974, ho frequentato il liceo classico e ho una laurea in chimica. Sono cresciuta nel mondo scout, parlo anche inglese, francese e spagnolo. Da otto anni vivo a Bruxelles con mio marito e tre figli e dirigo un team internazionale in un’azienda farmaceutica belga occupandomi di sicurezza dei farmaci e di Life Coaching. Ma soprattutto sono la sorella di Marco, piú grande di me di quattro anni e con un ritardo psicomotorio sin dalla nascita.Non sono una scrittrice professionista, ma la scrittura è stata una compagna speciale per tutta la mia vita. Da bambina confidavo ai miei diari quello che non potevo raccontare ai miei spensierati coetanei e men che meno ai miei genitori stanchi.Scrivevo per necessità, una sorta di terapia salvifica con la sottile intuizione che tessere la mia storia su carta e penna fosse importante per non dimenticare, per capire, per imparare. Forse anche per accettare la vita mentre la vivevo. Oggi è arrivato il tempo di scrivere anche per gli altri, e non piú solo per me”.

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