LA Medicina narrativa

“La vita non è quella che abbiamo vissuto ma quella che ci ricordiamo e come ce la ricordiamo per raccontarla” (Gabriel Garcia Marquez)

E un giorno di non molto tempo fa, il libro di Rita Charon, il primo medico (americano) che ha introdotto la tecnica della narrazione per curare i suoi pazienti, è arrivato anche in Italia (Medicina Narrativa – Onorare le storie dei pazienti, Raffaello Cortina Editore, 2019).

Ma prima, molto prima, a questa idea della cura così antica e così semplice, a queste storie così private e così condivisibili, abbiamo dedicato una collana.  La definizione di Medicina narrativa è un po’ fredda. Ma è l’unica, per ora, in cui si riconoscono tutti i professionisti che da molti anni praticano una medicina basata sull’ascolto, sulle biografie delle persone, sull’incontro e sull’ascolto.

Ognuno ha il suo percorso, le sue emozioni, il suo modo di reagire, la sua interazione con i farmaci o con i medici, e l’ascolto della singola storia è sempre un aiuto nella scelta della cura. Talvolta è decisivo.   

Il cuore malato
Un povero quore con la q
(malattia delle più rare
andò da un dottore
a farsi visitare.

E' grave. Mi consiglia
di fare testamento?

«No, no, niente paura;
ho qui pronta per lei una bella cura»

Gli diede la vitamina C
e il cuore guarì.
 
Gianni Rodari

Da alcuni anni mi occupo di curare la collana di medicina narrativa promossa da EMMEBI Edizioni.

Abbiamo seguito lo sviluppo di molte storie umane trasformandole in un progetto editoriale: tra le tante, quella di Ilaria Bertinelli , che dall’elaborazione del dolore di avere una figlia celiaca e diabetica grave è passata a inventare ricette buone non solo per Gaia ma per tutta la famiglia, un modo per far sentire la figlia meno sola condividendo lo stesso cibo. Ne è nato un libro, e in seguito Ilaria è diventata una affermata food blogger (il suo blog, come il titolo del libro, è “Uno chef per Gaia”).

Ilaria è stata spesso chiamata anche in TV per raccontare la sua storie e le sue competenze acquisite trasformando una necessità in molte virtù, al punto di ottenere l’attenzione (e la prefazione) anche di uno chef come Massimo Bottura.

Questo è il racconto che cura, la ferita che diventa un punto di forza.


Alfredo Zuppiroli è un cardiologo che ha lavorato tutta la vita negli ospedali pubblici con ruoli di grande responsabilità. Ma è anche un filosofo, un poeta, un uomo che per curare i suoi pazienti usa tutte le corde che ha.

Da molti anni parla di Medicina Narrativa, cioè del bisogno di una sanità più orientata ai malati che alla malattia, che tenga più conto del dialogo e del rapporto fra medico e paziente: ne trarrebbe beneficio la salute (e il portafoglio) di tutti. Lo strumento di cura fondamentale è proprio la parola: spiegarsi, raccontarsi, capirsi.

Lo spiega brevemente nella prima video-intervista. Lo spiega più a lungo nel libro della collana di Medicina Narrativa “Le trame della cura”, partendo dalle storie dei suoi pazienti. Attualmente è il presidente del Comitato di bioetica della Regione Toscana. 

Nel secondo video applica il ragionamento all’emergenza Covid: cosa rischiamo di perdere per strada nel diritto all’ascolto e a una cura dignitosa?

I miei medici tenevano conto esclusivamente dei ‘fatti’ e non di quell’afferrabile altro che poteva nascondersi dietro ai fatti, così come i cosiddetti ‘fatti’ apparivano loro.

Io ero un corpo, un corpo malato da guarire. E avevo un bel dire: ma io sono mente, sono anche spirito e certo sono un cumulo di storie, esperienze e sentimenti, di pensieri, emozioni che con la malattia hanno probabilmente un sacco a che fare!”

Tiziano Terzani, Un altro giro di giostra

[Credits: Illustrazione di copertina di Matteo Bandini]